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Antiche tracce di vita:

STORIA della Valle del Mis e della corriera di California

 Raccontato dal signor ENRICO BISSOLI

(figlio di Carlo)

Tratto dal libro "UN  SECOLO IN CORRIERA"  nella provincia di Belluno.

"Nel periodo in cui le miniere erano in funzione, c'era una vecchia osteria che vendeva anche generi di prima necessità (farina, pasta, riso, caffè, zucchero)  di proprietà del sig. Domenico Maschio detto "Macatoch", stimato da tutti nella zona e abituato a duri sacrifici nel suo lavoro. Per andare nella zona di Sospirolo per gli acquisti di prima necessità, la popolazione si serviva di una mulattiera che valicava il passo della Crocetta, una zona impervia con precipizi che costringeva a camminare per ore per raggiungere la meta. Dopo la guerra del 1915-'18 venne costruita la strada della Valle del Mis da California a Sospirolo, con ben sette gallerie.

Dal 1922 iniziò il servizio della corriera della ditta Martini e Doglioni di Sospirolo che aveva come autista Luigi Peretti, originario della provincia di Verona; il mezzo usato in quel periodo era un fiat 18 BL.

Anno 1922. La prima corriera Fiat 18 BL della ditta Doglioni - Martini con l'autista Luigi Peretti, in servizio sulla linea S.Giustina - Sospirolo - California- Gosaldo.

Meano- fermata della corriera, linea Santa Giustina-Sospirolo-Gosaldo. Anni '20.

Meano 1925. l’emozione di un viaggio in corriera Santa Giustina-Sospirolo-Gosaldo.

Questo servizio prosegui sino al 1927-'28, quando subentrò la ditta di Giovanni Buzzatti, con l'autista Domenico De Vecchi di Bribano alla guida di una Fiat 505 (successivamente fu acquistata anche una Fiat 507). Nel 1933 De Vecchi fu rimpiazzato da mio padre, Carlo Bissoli detto "Carletto coriera", che era stato alle dipendenze della ditta Zasio di Busche per circa sei anni e aveva quindi l'esperienza per guidare in quelle zone impervie; egli si trasferì allora a Sospirolo con tutta la famiglia. Il servizio della corriera copriva il tratto Sospirolo - Santa Giustina due volte al giorno e, a giorni alterni, con arrivo fino a California alle ore 10 e ritorno alle 15.

Erano anni difficili; la gente era povera e poche persone potevano permettersi di usufruire della corriera; inoltre l'orario di servizio era svolto alla rovescia, perché sarebbe stato più giusto partire da California al mattino e rientrare la sera, anziché viceversa; perciò la gente per prendere il treno si recava a piedi o in bicicletta a Bribano e a Santa Giustina. Nel periodo 1935-'36, molte volte mio padre si vergognava di consegnare in ufficio gli incassi giornalieri, tanto erano miseri, e faceva in modo che Giovanni Buzzatti fosse assente per consegnare il poco denaro al capo ufficio Piero Sponga, che esclamava: "Diavolo, diavolo se continua così ...".

Il signor Buzzatti soleva affermare: "Ghe don na bòta al canevaz", ovvero chiudiamo tutto; l'attaccamento di mio padre a quella linea e a quella gente era tanto profondo che cercava di far quadrare in tutti i modi il bilancio della ditta, sempre scarso, organizzando gite con i villeggianti della zona, specie con i clienti dell'albergo Doglioni di Susin di Sospirolo. Le gite le effettuava lungo la valle del Mis fino alle cascate della Soffia, oppure a California, durante le ore in cui doveva sostare a Sospirolo; i gitanti erano sempre molto entusiasti di ammirare la bellezza di quel paesaggio.

La cascata della Soffia, nei pressi dell'albergo Valle del Mis, sullo sfondo i BITTI con cartellone pubblicitario, era meta di turisti e di coppie di fidanzati e di sposi (foto anni '30).

Le corriere Fiat 505 e 507 (quest'ultima detta Sette Rossa) disponevano di un robusto cassone posteriore dove poteva venir caricato di tutto. Quando per la strada si raggiungevano i seggiolai, carichi e stanchi, mio padre si fermava proponendo loro un prezzo conveniente, caricando biciclette e bagagli ("paia da conza"), tanto per non fare il viaggio a vuoto; nonostante tutto il lavoro era sempre scarso.

Mio padre, allora, propose al sig. Buzzatti dei nuovi orari per il servizio: andare a California alla sera e partire al mattino per giungere sino a Bribano o a Santa Giustina in coincidenza con gli orari del treno; si poteva così dare un servizio più comodo ai careghete (seggiolai), a chi doveva recarsi in visita all'ospedale o andare al mercato e contemporaneamente la ditta avrebbe avuto maggiori entrate. Il sig. Giovanni Buzzatti era anche d'accordo, ma non il fratello Attilio, che, un giorno, arrivato a California, gli disse: "Siete voi che volete girare la corriera col cul in su?" (col di dietro alla rovescia?). Mio padre gli spiegò le ragioni della sua proposta e anche Buzzatti dovette convenire che aveva ragione; così poco dopo iniziò il cambiamento.

D'inverno, però, si presentò un problema; lasciando la corriera all'aperto, con meno 15°-18°C, alla mattina non andava più in moto e quindi bisognava alzarsi un'ora prima per avviarla. A questo pensavo io, Enrico, figlio undicenne di Carlo Bissoli, perché ero il più vecchio. Prendevo un vaso con uno straccio imbevuto di nafta, l'accendevo e lo sistemavo sotto la coppa dell'olio che così si scaldava; poi introducevo dell'acqua calda nel radiatore in quanto avevo dovuto toglierla la sera prima perché non gelasse: Successivamente toglievo lo straccio dalla coppa e lo mettevo davanti al filtro dell'aria per farla entrare più calda nei cilindri. A questo punto entrava in azione mio padre.

Carletto Bissoli davanti l'edificio che diventerà l'albergo California ,accanto alla sua corriera, la famosa Fiat 507 rossa a 10 posti di cui era l'autista sulla linea California-Sospirolo-California, anno 1938.

Alle volte il motore si avviava subito, in caso contrario si scaricava la batteria e non restava che la manovella; ma non era finita così; veniva messo un cartone davanti al radiatore da spostare in su o in giù, a seconda se la strada era in discesa o in salita, in modo che il radiatore stesso non si ghiacciasse o andasse in ebollizione. La vita era grama perché si faceva molta fatica, ma la passione per il nostro lavoro era tale che non ce ne accorgevamo.

Nel 1937-'38 io e mio fratello Mario, che era più giovane, quando la corriera si trovava ancora in garage a Sospirolo, ci alzavamo alle cinque del mattino per pulirla e lavarla. Un mattino, noi ragazzi volevamo portarla in piazza davanti al Municipio, dove avveniva la partenza della linea; la strada era tutta in discesa, per cui non occorreva metterla in moto (e poi non ne saremmo stati capaci); in caso di bisogno, potevamo azionare comunque i freni meccanici. Io ricordo ancor oggi nitidamente il fatto. Siamo partiti piano piano: io ero al volante e mio fratello tirava il freno a mano; tanta era l'emozione che, invece di fermarci in piazza, abbiamo proseguito, essendo la strada tutta in discesa, ancora per un chilometro fino a Camolino dove la strada era pianeggiante e la corriera si fermò da sola. Non sto a raccontare che cosa successe quando, a piedi, arrivò mio padre: allora avevo appena dieci o undici anni.

Nel 1938 mio padre, con l'aiuto di mia zia Maria Vettorel, comperò, dove finiva la strada, un vecchio stabile del tempo delle miniere, con osteria e abitazione. L'osteria veniva gestita da me e da mia zia; un'altra stanza veniva adibita a garage per la corriera piccola (la Sette Rossa) che aveva 10 posti. Dopo il periodo di crisi, il lavoro aumentò, tanto che si dovette mandare una corriera più capiente, perché anche gli abitanti di Sagron Mis iniziarono a usufruirne, anziché fare la maratone a piedi, per il passo Cereda, fino a Fiera di Premiero. Così tornò il problema dell'inverno per avviare, al mattino, il motore della corriera più grande che non entrava in garage.

Carletto Bissoli detto Carleto coriera, i suoi figli Enrico e Mario e la cognata Maria posano davanti all'osteria (futuro albergo), comprata dalla Masoch Regina, vicino alla corriera di Buzzatti, di cui egli é l'autista. (Anno 1938).

Il lavoro aumentava sempre di più, tanto che il signor Attilio Buzzatti decise, dopo la guerra, di fare il garage con l'abitazione proprio di fronte alla casa della nostra famiglia; da allora la corriera fece due viaggi al giorno. Nel periodo invernale gli stradini (Pierinella, Berto Ren, Gioacchino Stalliviere) aiutavano molto l'autista; infatti "accompagnavano", alle 6.30 del mattino, la corriera fino a Stua, per spezzare con la pala i "picandoi" di ghiaccio (ghiaccioli) lunghi e grossi che si formavano nelle gallerie e sfioravano la strada. Questi uomini volenterosi si prestavano anche d'estate, durante i temporali, quando cadevano massi e altro materiale dalla montagna sulla strada (per fortuna la corriera non è mai stata colpita).

Molta attenzione doveva essere prestata dagli autisti a non incrociarsi nelle gallerie perché in quel periodo c'erano i carrettieri, con i cavalli che venivano a caricare la legna in California (tra questi Gigio Lise, Nani Conz, Ernesto Pol, Meto Cassol), e non era possibile scambiare la corriera. Alcuni di loro conoscevano gli orari di transito e allora aspettavano all'osteria ai Stua bevendo un "cuchet de sgnapa" (un decilitro di grappa) finché passava la corriera. Altri invece, per guadagnare tempo, proseguivano per la loro strada, e non sempre le cose andavano lisce, perché c'era il pericolo che i cavalli, in galleria, si impaurissero a causa dei fari e non si fermassero nonostante il tempestivo intervento del conducente (che alle volte dormiva sulla carretta, con la testa appoggiata al sacco di fieno). I carrettieri partivano da Meano alle due o tre di notte per arrivare presto a caricare la legna, lavoro che veniva svolto da me, Savino Masoch e qualche altro volenteroso (così pure per caricare i camion della ditta Buzzatti).

Fin dai primi tempi del servizio, mio padre prestava molta attenzione alle persone distine che venivano in villeggiatura a Sospirolo e Susin, tra i quali il professor Fiocco, i Dalla Porta, l'ing. Zasso, il gen. Zanchi e altri ancora. Un'altra persona di grande cultura era il prof. Arnaldo Fachinato di Paderno, che partiva il Lunedì mattina e tornava il Sabato da Venezia, dove insegnava: per lui, nel limite del possibile, si riservava il posto davanti. Anch'io avevo una gran passione per la corriera, tanto che mio padre mi lasciava guidare fino a Titele e poi rincasavo a casa a piedi: avevo solo tredici anni (successivamente fino a Mis - Camolino mentre mio padre faceva i biglietti).

Anni '20. Festa a Sospirolo,in primo piano una corriera della ditta Buzzatti e sullo sfondo quella della ditta Doglioni_martini che faceva servizio nella valle del Mis.

Prima della seconda guerra mondiale , gli autisti della corriera dovevano prelevare la posta di tutte le cassette delle lettere lungo la linea per consegnarla poi al treno; le "Regie Poste", come si chiamavano allora, assegnavano un contributo alla ditta Buzzatti per quel servizi, ma era talmente esiguo che gli autisti ebbero l'ordine di non prelevarla più.  Dopo una settimana, le cassette della posta straripavano specie quella dell'albergo Doglioni a Susin tanto che il propietario, detto "Berto Doion", pregava "Carleto coriera" (mio padre), di prelevare almeno la corrispondenza sporgente dalla cassetta, che altrimenti sarebbe stata rovinata dalla pioggia. Per fortuna questa situazione durò poco.

Durante il periodo fascista il fornaio Tommaso Bacchetti, fanatico segretario politico di quel movimento, disse a mio padre che avrebbe dovuto prendere la tessera del partito Fascista, altrimenti si sarebbe data la precedenza nel guidare la corriera agli iscritti, giacché quello svolto era un servizio pubblico. Così, per non perdere il lavoro, mio padre dovette accettare. Intanto si avvicinava il 1940-'41 e, con l'entrata in guerra del nostro Paese, si faceva sentire di nuovo la crisi; le donne dovevano consegnare l'oro (la fede nuziale) alla Patria, la benzina scarseggiava, per cui l'autista, quando poteva, faceva andare la corriera in folle. Nel 1941 morì Giovanni Buzzatti, con grande dispiacere specie per i vecchi autisti che avevano lavorato per tanti anni alle sue dipendenze. Causa la guerra, tutto proseguiva per il verso sbagliato: i servizi di linea con la corriera vennero ridotti, il carburante scarseggiava, le gomme autarchiche scoppiavano facilmente e venivano riparate con rappezzi e bulloni a testa tonda all'interno.

Nel 1942 cominciarono i bombardamenti americani su ferrovie, ponti, nodi stradali e città, provocando tanti morti, feriti e danni ingenti. Le corriere avevano i fari mimetizzati (e la luce usciva da una piccola fessura) per paura dei mitragliamenti. Alcune venivano alimentate a gas di legna; dietro era installata una caldaia cilindrica a chiusura ermetica, che, riempita di legna, bruciando, formava il gas; quest'ultimo, attraverso le condotte e i filtri, alimentava il motore; naturalmente ci voleva una buona scorta di sacchi di legna, tanta fatica e tanta pazienza per viaggiare. Nel 1941-'42 i contadini dovevano consegnare il grano e altri prodotti di prima qualità e necessità ai consorzi agrari; però vigeva una legge: i contadini potevano avere frumento per la semina (tanto per ettaro); basta che mi porti la dichiarazione del Podestà del comune di residenza. Gestiva il consorzio un certo Zucco, amico di mio padre che gli diceva:"Non importa se nella tua zona non matura il frumento, basta che mi porti la dichiarazione del Comune". Così la corriera servì più volte per caricare grano da semina in tanti sacchetti di vario peso, secondo il terreno dichiarato. Tanti si arrangiavano in quel modo, perciò erano grati a "Carleto coriera"  perché ricevevano i prodotti indispensabili per vivere.       

Fermata della corriera a I Stua. Iole Cet a sn e Mariuccia Redi. Anni '50.

Corriera 'BRIBANO-SOSPIROLO-CALIFORNIA' Primi anni '50. Gita scolastica con la maestra Giotto.

Autocorriera Fiat 626, carrozzata a Bribano dalla ditta Buzzatti. Una di queste corriere andava in Valle del Mis - California con il mitico Augusto, bigliettaio sulle corriere Buzzatti. (Anni '50/'60).

Venne l'otto Settembre, la caduta del Fascismo e la nascita della Repubblica di Salò, i tedeschi entrarono in Italia e ordinarono di tenere a disposizione i camion, le corriere e le macchine, che in caso di bisogno dovevano essere sempre pronti. Alcuni automezzi vennero sequestrati. Ricordo che in quel periodo la Fiat consegnò alla ditta Buzzatti una nuova vettura 1100 da 7 posti per il noleggio, nera, bellissima; Attilio Buzzatti pensò di portarla a casa nostra in California, ritenendola una zona sicura, e di metterla nel garage nascosto da una catasta di legna. Nell'inverno 1943-'44 arrivarono i primi partigiani; venivano in corriera pagando il regolare biglietto, si fermavano nella nostra osteria e poi si disperdevano nei boschi in alcune casere e malghe pensando di essere al sicuro. Il 20 Aprile 1944 la ditta Buzzatti ricevette dal comando tedesco l'ordine di portare alcune corriere, con i rispettivi autisti, al distretto di Belluno; subito i proprietari intuirono che tirava una brutta aria, così trasportarono la 1100 nella colonìa del sig. Aldo Buzzatti al Pian dei Zech e, copertala di rami, riuscirono a salvarla. Peggior sorte toccò a me e a mio padre, perché fummo imprigionati a Baldenich mentre la nostra casa veniva bruciata dai tedeschi.

Dopo la guerra, la ditta Buzzatti riprese regolarmente il servizio mentre Carleto non  fece  più l'autista anche se noi ritornammo in California nel 1946. A guidare la corriera veniva messo Gigio Tosetto di Mestre, buono, cordiale e amante di qualche bicchiere di clinton. Io sentivo la nostalgia per questo lavoro e spesso aiutavo Tosetto durante il viaggio; in particolare ricordo che il primo Ottobre 1949, giorno del mio matrimonio, pioveva a ridotto e, dopo aver caricato i bagagli sul tetto della corriera, per me non c'era più posto all'interno, tanto che dovetti arrampicarmi sulla scaletta posteriore, fino a Paderno, dove arrivai sporco e bagnato dalla fidanzata che mi aspettava per la cerimonia più importante della mia vita.

 

Dopo L'alluvione del 1966, rovine del garage Buzzatti, che era di fronte all'albergo Bissoli in California.  

Poiché d'estate nella Valle c'era molta gente (anche turisti), la ditta Buzzatti fece proseguire la corriera di linea Bribano - Sospirolo - California fino a Tiser - Gosaldo e Mis a Sagron, dove l'autista pernottava. La ditta garantiva due viaggi completi al giorno, per un totale di circa 200 Km. C'era un bel movimento, con grande soddisfazione dei valligiani; purtroppo questo durò fino al 4 Novembre 1966, giorno della distruzione ad opera della spaventosa alluvione che rase al suolo completamente paesi e attività della parte bassa della valle del Mis.

 Dopo trent'anni la strada é stata ricostruita, ma la California è stata cancellata dalle carte geografiche e il servizio della corriera non più ripristinato""

Enrico Bissoli

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Un tratto di percorso delle corriere di quel tempo da Titele ai Stua in valle del Mis, giusto per avere un'idea di come poteva essere la strada da percorrere:

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