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La refezione negli anni '50 LINDA CASANOVA

camminando nella storia...

Un ricordo del periodo scolastico degli anni '50 nella scuola elementare di San Gregorio quando ad occuparsi della refezione era Linda Casanova con qualche foto delle scolaresche di quel periodo.

Tratto da un racconto di Sandro Cassol con alcune foto della mostra fotografica tenuta in sala Merlin a San Gregorio. 

Riandando con la mente al periodo tanto caro e denso di ricordi, come furono gli anni scolastici elementari, desidero ricordare nel ”Filò”, la figura di Linda Casanova, che dal 1951 al 1962 ha prestato servizio in qualità di bidella presso le scuole elementari e il municipio di San Gregorio.

 Sono passati circa quarant’anni da allora e le condizioni di vita e di lavoro sono molto cambiati rispetto a quel tempo. Tra i vari ricordi che conservo di Linda e della nostra scuola uno in particolare mi balza alla mente ogni tanto, ed era il calore della stufa fatta in elementi di mattone cotto, che lei dagli inizi di Novembre fino a Marzo dalle sei del mattino accendeva. Tra le stufe del municipio e quelle della scuola ne aveva circa dieci da accendere, quasi sempre doveva servirsi di legna “verde” in quanto l’amministrazione comunale non provvedeva all’acquisto, si approvvigionava all’ultimo momento. Questo per dare un’idea della fatica compiuta ogni mattina per l’accensione delle stufe. E quant’era bello soprattutto nel periodo più rigido dell’inverno, quando nevicava e dalle ampie vetrate vedevamo imbiancarsi “candolere”, in una atmosfera ovattata, sistemavamo i banchi di scuola un po’ alla rinfusa attorno alla stufa per godere meglio del tepore che emanava. E poi, quando con gli aiuti degli Stati Uniti d’America, prese avvio la refezione scolastica presso la scuola vecchia sita accanto alla Taverna Alpina.


Eravamo circa settanta ragazzi a pranzare, e Lei, in un primo tempo da sola, doveva far fronte a tutto, cioè cucinare, preparare le tavole, distribuire il cibo. Quando entrava con la pignatta della pastasciutta nella stanza del refettorio, si alzava il grido: “
A mi Linda, a mi Linda!!” in una cagnara assordante. Al che lei si spazientiva e a qualcuno di noi più vivace, con aria severa “arcava” la mano destra e con fare deciso proferiva: “Moretto sta bon, parchè ten dae una da hinque!, normalmente era però una promesso che non manteneva. Quanto lavoro doveva sobbarcarsi! I pavimenti del municipio erano allora tutti in legno, salvo il grande atrio di pietra, e lei, oltre alla quotidiana operazione di scopatura, mensilmente doveva “fregarli” con il bruschino intinto in acqua e varechina, in ginocchio naturalmente, per esercitare più forza.


Lo stesso dicasi anche per i pavimenti della scuola, anche se pur erano di un altro impasto ma ugualmente impegnativi per la pulizia. Quale sacrificio le costasse il tutto, solo lei lo sa, se pensiamo poi al trattamento economico, povero , che il comune le riservava, lievita ancor più il debito di riconoscenza che le dobbiamo e che la collocano tra i ricordi più vivi della mia infanzia scolastica e credo anche in quella dei miei coetanei.
 

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 © Cassol Luciano tutti i diritti sono riservati