Certosa di Vedana:
PERCHE'
CI SI FA MONACI


VITA QUOTIDIANA
Quando a VEDANA c’erano i monaci: testimonianza di Dom Elia Catellani
Certosa di Vedana già Priore nel 1974
Tre parole essenziali in Certosa: AUSTERITA’, PREGHIERA e SILENZIO.
La solitudine è una virtù, l’isolamento è un difetto.
Perchè ci si fa
"Certosini"
Ci si fa certosini perché si è
innamorati di Dio. Noi siamo qui in Certosa per testimoniare di un Ordine
che oggi giorno non è còlto dai fedeli, un Ordine sopranaturale che noi
chiamiamo l’ordine della grazia
cioè una qualità che ci rende esseri di un altro mondo, siamo qui per
attestare di questa realtà per chi non ha fede la nostra vita è un
assurdo, quindi la nostra vita è solamente per chi ha fede.
La fuga dal mondo non è
sufficiente per riuscire a vivere in Certosa, motivi negativi non
assorbirebbero abbastanza le nostre sensibilità, le nostre facoltà, per
riuscire a vivere intimamente con Dio, tutta la vita solo con Lui, con
Dio.
Non abbiamo apostolato, escludiamo tutto quello che potrebbe essere
in qualche modo un ostacolo che ci potrebbe distrarre da quello che fa la
nostra unica finalità. Noi diamo la
testimonianza
della trascendenza,
dell’ordine sopranaturale, unica realtà per noi, testimonianza dimenticata
e disconosciuta nel mondo, quindi anche necessaria, è bene che ci sia un
ordine che testimonia di questo. Però la testimonianza non è la ragione
essenziale della nostra esistenza, innanzitutto noi siamo equi,
indipendentemente anche dall’utilità e dall’efficacia che ne potrebbe
derivare alla chiesa per riconoscere i diritti assoluti di Dio sulla sua
creatura, i diritti che convergono con le nostre esigenze più profonde. Noi
abbiamo bisogno di donarci, noi vogliamo anticipare su questa terra nel
miglior modo possibile, la vita futura, la visione beatifica di Dio.
La morte per noi è un
passaggio, lo svincolo dagli ultimi condizionamenti terreni, l’inizio
della resurrezione, l’appagamento finale della nostra unione eterna con
Dio, motivo per cui siamo venuti in Certosa. La morte come dissolvimento
di un corpo non fa storia in Certosa, ecco perché siamo
“sepolti senza
cassa”, una povera croce sulla terra smossa e basta.
CONFESSIONE
PUBBLICA: peccati confessati
1. fratello- Mi
accuso di aver parlato con un confratello senza un permesso, mi accuso di
essere una volta uscito di cella senza un motivo grave e di essermi
bagnato di acidulo, poi mi accuso delle mancanze soprattutto alla carità
2. fratello- Mi
accuso di aver mancato di riguardo nell’aver parlato con un confratello
durante un colloquio, di avere trascurato la manutenzione degli oggetti a
me affidati, di altre lacune nella osservanza regolare, vogliate pregare
per me.
3.fratello- Mi
accuso di avere commesso degli errori durante le cerimonie del Santo senza
averlo riconosciuto subito, per aver mangiato qualcosa di più di pane e
acqua Venerdì scorso, contrariamente alla regola senza aver preso dispensa
dai superiori, vi supplico di pregare per me.
Tutti noi conosciamo la
Certosa di Vedana
in provincia di Belluno, una delle due comunità certosine femminili in
Italia. Ma va ricordato, ed il documento filmato seguente ce ne da lo
spunto, che essa nasce
per ospitare una comunità certosina
maschile, che dimorerà in essa fino al 1977.
Il documentario che vedrete, fu realizzato
nel 1974 dalla RAI, – Radio Televisione Italiana
-, in esso possiamo notare la presenza come priore di un giovane Dom Elia
Catellani, di cui spesso vi ho parlato, che sbalordì tutti facendo entrare
per la prima volta in assoluto delle telecamere all’interno della clausura
certosina per riprenderne le principali attività monastiche.
Dom Elia Catellani, questo il suo
nome, è un monaco certosino che vive da eremita senza clausura,
nell’Eremo dei Santi Francesco a Dinàmi, Soreto (VV) nei pressi di Mileto
in Calabria. La storia, della vita monastica di questo ormai ottantenne
certosino tra le mura di una certosa, comincia negli anni Cinquanta egli
ha poi vissuto in varie certose in Italia, Francia e Svizzera. Nel 1974 ha
diretto come priore la certosa di Vedana in provincia di Belluno, e fu
noto per aver aperto, per la prima volta, il portone della certosa alle
telecamere RAI per la realizzazione di un filmato.
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© Cassol
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